L’estate per me è e sarà sempre la stagione dell’allegria, delle vacanze, delle giornate interminabili, dei sapori un pò perduti..
Nei fine settimana, quando non vado al mare, resto tutto il pomeriggio sull’amaca all’ombra di grandi alberi.
Nella pace che regna tutto attorno mi lascio cullare dai tempi passati.
Ricordo le pedalate verso il bar della piazza per comprare il gelato… e le labbra rosse dopo aver morso il ghiacciolo alla fragola di cui andavo ghiotta..
Le imposte socchiuse per non fare entrare la luce del sole e il silenzio che regnava in casa nei pomeriggi più caldi.
Si udiva solo il ticchettio del pedale della macchina da cucire di mia madre ..mi teneva compagnia mentre facevo i compiti delle vacanze nella stanza più fresca.
Il tavolo azzurro di formica in cucina, l’orgoglio di mia madre.
Doveva essere sempre lindo “ quando avete finito di mangiare il cocomero mettete i piatti nel lavello e pulite bene il tavolo ”ci ordinava .
Io e mio fratello mangiavamo composti per non sporcare mentre le falene entravano in casa dalla finestra aperta.
Ce ne erano di minuscole e di giganti, volavano come impazzite attratte dalla luce che illuminava la stanza e ci divertivamo a contarle.
Le chiacchiere delle nonne sulle panchine ..
Nella tarda serata si riuniva tutto il vicinato, mentre noi bambini correvamo in cerca di lucciole. Le mettevamo nelle bottiglie di vetro della coca-cola che avevamo appena bevuto e le portavamo a casa…
Mi piaceva vedere la loro luce…per poi liberarle.
Le serate con il nonno ad ascoltare la sua radio. Ci riunivamo in un religioso silenzio in salotto davanti al mastodontico apparecchio a sentire il giornale radio, oppure qualche commedia o dei concerti di musica classica.
“Ascolta” mi diceva “ascolta che ti fai una cultura” (?)
Ricordo quella volta che catturai una farfalla.
Era bellissima, aveva grandi ali, lunghe code e una livrea gialla e nera.
Stringendola trionfante fra le dita corsi in cucina per mostrarla a mia madre, che delusione scoprire che l’incanto di quella creatura era rimasto impresso sulle mie mani.
La sua magnificenza era solo polvere luminosa , davanti ai miei occhi si divincolava un insettino grigio e fragile.
Scoppiai a piangere al pensiero che forse non sarebbe vissuta..
Capii che anche la bellezza non era che una fragile forma di apparenza, distruggerla era la cosa più facile del mondo.
Non c’era molto a quei tempi, ma quanto pagherei per rivivere la stessa magia,
la stessa serenità.
Vi auguro di godervi l’estate,
di sapori un po’ speciali…
quasi antichi
e di vivere qualcosa di nuovo..di bello… ogni giorno…
con la leggerezza nel cuore..
Ci ritroviamo a settembre!!
Buone Vacanze….